La prima ferrovia italiana
Il 3 ottobre 1839, re Ferdinando II delle due Sicilie assiste alla partenza del treno che inaugura la linea ferroviaria che da Napoli raggiunge la vicina Portici: sono poco più di sette chilometri, ma il successo del nuovo mezzo di trasporto è enorme: nei primi quaranta giorni di esercizio la linea Napoli-Portici vede più di ottantamila passeggeri. Quel giorno segna l’inizio della storia della ferrovia in Italia, e per conoscerla possiamo visitare il Museo Ferroviario Nazionale di Pietrarsa, posto al confine tra i comuni di Napoli, San Giorgio a Cremano e Portici, in una traversa del corso di San Giovanni a Teduccio. Il sito è uno splendido esempio di archeologia industriale perché è ospitato nei capannoni del Reale Opificio borbonico, che poco prima dell’unità d’Italia era la più grande industria metalmeccanica della Penisola. Qui si produceva materiale rotabile, ma anche altri manufatti in ghisa, e l’impianto fu voluto dal re per svincolare il Regno delle Due Sicilie dai produttori stranieri. Anche in questo sta l’interesse del Museo, nella sinergia tra la funzione originaria dei luoghi, deputati anche alla produzione di locomotive, vagoni e rotaie, e il materiale esposto che qui trova una sua collocazione, per così dire, naturale.
Nel piazzale del complesso industriale sorge una statua in ghisa, tra le più grandi mai realizzate in Italia, che raffigura il re nell’atto di indicare dove costruire l’opificio, nell’area nota come “Pietrarsa”, a ricordare che il Vesuvio, nel 1631, aveva spinto le sue lave fino a quel punto, mandandole a tuffarsi in mare e distruggendo la frazione di Pietrabianca, che da allora assunse il nome con la quale è conosciuta oggi. La produzione di materiale ferroviario si protrasse fino al 1975, quando la fabbrica fu chiusa e le Ferrovie dello Stato, proprietarie dell’impianto, decisero di trasformarla in Museo: è l’inizio della seconda vita di Pietrarsa.Il Museo fu inaugurato il 7 ottobre 1989, in occasione del centocinquantesimo anniversario della ferrovia Napoli-Portici, poi fu chiuso per lavori di ristrutturazione e nuovamente aperto nel dicembre del 2007: si sviluppa su un’area di 36.000 metri quadrati, dei quali 14.000 al coperto, suddivisi in sette capannoni, che ospitano materiale di grandissimo valore. Si comincia dal Padiglione Montaggio, detto anche Padiglione delle locomotive, che ospita una trentina di locomotive a vapore e tre locomotori elettrici trifase.
Tra di esse spicca la perfetta riproduzione, realizzata sui disegni originali dalle Officine ferroviarie di Firenze, della Bayard, la locomotiva del primo viaggio sulla Napoli-Portici. Altri pezzi interessanti sono la 625.030, costruita nel 1911 dalle Officine Ansaldo, detta “la signorina” per le sue linee e il suo incedere aggraziato e leggermente ondeggiante, e la 290.319, realizzata l’anno dopo dalle Officine Meccaniche di Saronno, che è stata la prima a entrare nel Museo il 3 aprile 1982. Perfettamente restaurata a Roma Trastevere, la locomotiva arrivò a Pietrarsa sulle sue ruote, dopo un viaggio di trasferimento duratodue giorni. Ogni esemplare esposto ha una sua storia da raccontare, come la 740.115, che fu una delle locomotive che trainarono il convoglio che trasportava la salma del Milite Ignoto a Roma, o ancora la R370.022, a scartamento ridotto e con cremagliera, impiegata sulle ripide linee ferroviarie della Sicilia; tra le locomotive elettriche un posto di primo piano tocca alla E444.001, unico superstite dei quattro prototipi della serie 444, nota con il nomignolo di “Tartaruga”.
Il Padiglione Caldarerie e Forme, detto Padiglione delle carrozze, ospita carrozze di tutti i tipi e un buon numero di automotrici, le cosiddette “littorine”, sia elettriche che a nafta; altro materiale espositivo comprende 25 modelli in scala di treni, plastici di stazioni ferroviarie, tra i quali il plastico “Brunetti”, noto come “Trecentotreni”, gli arredi della sala d’attesa della Stazione di Roma Trastevere, risalenti al 1905, altro materiale d’uso nelle ferrovie e i macchinari del Reale Opificio Borbonico.
Pezzo forte del Museo è la carrozza numero 10 del Treno Reale, donata a Pietrarsa nel 1989 dall’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Il convoglio fu realizzato nel 1929 dalla Fiat, su ordinazione di Re Vittorio Emanuele III in occasione delle nozze del figlio Umberto con la principessa Maria Josè del Belgio. La carrozza esposta aveva le funzioni di salotto e sala da pranzo e presenta le pareti rivestite da un arredo damascato; balza subito agli occhi per la sua imponenza il tavolo, realizzato in un solo blocco di mogano, lungo 8 metri attorno al quale potevano trovar posto 26 persone.
Crediti
Statua di ghisa di Ferdinando II di Borbone it:GiovAngri;, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Locomotiva a vapore PetrS., CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
Attrezzature da officina niglemenzies, CC BY-NC-ND 2.0 Deed via Flickr
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