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Tivoli e le sue ville

Villa Adriana, Capitello

Tivoli e le sue ville

A est di Roma, poco più di venti chilometri oltre il Grande Raccordo Anulare, sorge Tivoli, famosa in tutto il mondo per la bellezza delle sue ville e dei suoi parchi, tanto che il nome della città venne dato agli scomparsi Jardins Tivoli, frequentatissimi nella Parigi del XVIII e XIX secolo, e agli omonimi giardini di Copenaghen, tra i più antichi parchi di divertimenti sopravvissuti intatti fino ai giorni nostri. La cittadina laziale vanta, probabilmente a buon diritto, origini più antiche della vicina Urbe, e fu fondata, sulle pendici dei Monti Tiburtini, dagli Aborigeni, i più antichi abitatori del Lazio. Il nucleo primitivo della città fu un insediamento fortificato posto sulla riva sinistra del fiume Aniene, in prossimità di un guado che costituiva il percorso più breve per la transumanza delle greggi che si spostavano tra l’Agro Romano e l’Abruzzo. Luogo di incontro tra popolazioni diverse, ebbe anche una certa importanza come centro religioso, come prova il grande santuario dedicato a Ercole Vincitore, risalente al II secolo a.C. e recentemente restaurato, ma anche dalla certa presenza di un altro luogo di culto più antico.

Le Ville

La storia di Tivoli è legata a filo doppio a quella della vicina Roma; nella tarda età repubblicana divenne la residenza di molti tra i personaggi più in vista dell’Urbe, che vi eressero le loro ville, delle quali numerosi sono i resti. La villa di Orazio, donata al poeta dal suo protettore Mecenate, sorge sulla strada verso Marcellina; costruita su tre livelli per assecondare la morfologia del terreno, vede sorgere, sul suo terrazzo superiore, il convento di Sant’Antonio. Tra i resti dell’edificio, di dimensioni piuttosto imponenti, il meglio conservato è il cosiddetto “ninfeo”, piccola grotta artificiale nella quale trovare frescura nelle calde giornate estive.

Nei dintorni della città, a occupare una superficie di sei ettari, seconda solo alla Villa Adriana, sorge la villa dei Quintilii: in posizione dominante su un colle, offriva ai suoi occupanti la vista di Tivoli e del Santuario di Ercole Vincitore; i numerosi rimaneggiamenti e la presenza di diversi nuclei edificati dimostra che l’imponente residenza fu costruita in un periodo di tempo piuttosto lungo, dalla tarda età repubblicana alla piena epoca imperiale. Sempre nei dintorni sorgono anche la villa del giurista Marco Bruto, che forse influenzò Antonio da Sangallo per il progetto di Villa Madama,e, a poca distanza, quella attribuita a Gaio Cassio Longino, uno dei congiurati delle Idi di Marzo; in anni recenti crolli dovuti al dissesto idrogeologico hanno danneggiato molti dei resti del complesso. Da questa villa provengono numerose statue, tra le quali un ciclo comprendente l’Apollo Citaredo e le Sette Muse, trasferito ai Musei Vaticani, e un pregevole mosaico di soggetto nilotico, oggi al Museo Nazionale del Galles a Cardiff. Nei pressi di Villa Adriana, tanto da essere scambiata in passato per una sua pertinenza, sorge la villa dei Vibii Vari, che occupava tutto il Colle di Santo Stefano: anche in questo caso siamo di fronte a un complesso architettonico sviluppatosi nei secoli, dalla tarda età repubblicana a quella imperiale.

Villa Adriana

Villa Adriana, Cariatidi lungo il CanopoI complessi residenziali per i quali Tivoli è famosa nel mondo, però, sono altri: uno di questi è la già citata Villa Adriana, la più grande mai appartenuta a un imperatore romano, dalle dimensioni ciclopiche, con i suoi tre chilometri di perimetro a racchiudere una superficie di circa centoventi ettari. Siamo di fronte a una piccola città, edificata in una zona ricca di fonti d’acqua, con numerosi edifici che soddisfacevano esigenze diverse, da quelle propriamente residenziali, a quelle di rappresentanza, ai servizi necessari per la vita e il funzionamento del complesso. Il Pecile è una ricostruzione dello Stoà Pecile, il “portico dipinto” dell’agorà ateniese, sotto il quale il filosofo Zenone passeggiava e istruiva i suoi allievi. Da lì, attraversando una serie di edifici termali, si raggiunge il Canopo, complessa struttura che raffigura uno dei bracci deltizi del Nilo, a ricordo del viaggio che l’imperatore fece in Egitto. Ancora piazze, teatri, Terme, la Sala dei Filosofi, nella quale si svolgevano le riunioni più importanti, caserme, tutto arricchito da statue, colonnati e corsi d’acqua, a creare prospettive e viste di grande impatto.

La passeggiata di Villa Gregoriana

Dettaglio di Villa GregorianaNel 1826 una disastrosa piena dell’Aniene travolge quasi tutto il vecchio centro della cittadina: è un disastro e Papa Gregorio XVI decide di intervenire per evitare che la tragedia si ripeta. Numerosi sono i progetti, ma quello che appare più adatto è di Clemente Fochi, che prevede la realizzazione di una galleria sotto il Monte Catillo, che devia le acque del fiume e genera una grandiosa cascata. Il vecchio letto del fiume, stretto tra pareti scoscese, è trasformato così in una passeggiata che si snoda tra grotte calcaree e i resti archeologici dei templi di Vesta (in realtà dedicato più probabilmente a Tiburno, l’eroe eponimo della città) e della Sibilla. Il comprensorio prende il nome di Villa Gregoriana e comprende, nel suo interno, anche i resti della villa di Manlio Volpisco, comprendente anche una piscina e una vasca per l’allevamento del pesce. La Villa Gregoriana rimase chiusa al pubblico per numerosi anni, a causa del cattivo stato di manutenzione, ed è stata riaperta solo nel 2005, dopo un restauro realizzato dal Fondo per l’Ambiente Italiano, del cui patrimonio oggi il comprensorio fa parte.

Villa d’Este

Villa d'EsteL’ultimo grande gioiello tiburtino, quello al quale è forse più legata la fama della città nel mondo, è la rinascimentale Villa D’Este, fatta costruire nel 1550 dal Cardinale Ippolito, figlio di Alfonso d’Este, duca di Ferrara, e della consorte Lucrezia Borgia. Il porporato aiutò il cardinale del Monte ad assurgere al Soglio Pontificio con il nome di Giulio III e questi, per compensarlo, lo nominò governatore di Tivoli. Ippolito trasformò un preesistente convento di francescani, assegnatogli come residenza, posto alla sommità di un dolce pendio ricco di vigne e ulivi detto “Valle Gaudente”, in uno splendido palazzo. La costruzione della villa, e degli straordinari giardini annessi, fu affidata all’architetto napoletano Pirro Lagorio che si avvalse, per la parte idraulica, del francese Claude Venard. Numerose opere, tra le quali una galleria lunga 600 metri che prelevava acqua dall’Aniene, servivano ad alimentare le numerose fontane e i giochi d’acqua della villa. Tra i suoi successori il Cardinale Alessandro D’Este fece ultimare la Fontana dell’Organo, nella quale l’acqua alimenta un organo idraulico capace di produrre melodiose armonie, mentre a Rinaldo D’Este si devono la Fontana del Bicchierone e la cascata della fontana dell’Organo, opere di Gian Lorenzo Bernini. Nei secoli successivi la villa, passata agli Asburgo, conobbe alterne vicende e, dopo la Prima Guerra Mondiale, entrò a far parte del Demanio dello Stato Italiano. Degna di nota, oltre a quella dell’Organo, è anche la Fontana della Civetta, nella quale un meccanismo alimentato dalla caduta dell’acqua spinge una civetta di bronzo verso uccellini bronzei che, per lo spavento, smettono di cinguettare (il canto degli uccelli è causato dall’aria che è spinta a uscire dal becco dei piccoli volatili). La Fontana dell’Organo e quella della Civetta sono state restaurate in anni recenti, ripristinando il funzionamento dei meccanismi idraulici dopo circa due secoli. I giardini occupano una superficie di 35.000 metri quadri, e ospitano 50 fontane, 100 vasche, 225 cascate, 20 tra esedre e terrazze, oltre 150 alberi secolari e 15.000 piante ornamentali perenni.

Terme e altri monumenti

Tivoli però non è solo nelle sue ville: le terme, ricche di acque sulfuree, sono note e frequentate fin dall’antichità, e il centro storico ospita numerose chiese di grande interesse, tra le quali la Cattedrale di San Lorenzo, con il trittico del SS. Salvatore; la Rocca Pia, posta nel centro della città, testimonia la fine dell’indipendenza comunale tiburtina, minata prima dalle lotte tra Guelfi e Ghibellini, e poi da quelle tra Orsini e Colonna, e l’instaurarsi del potere pontificio.

Crediti

Immagine in Evidenza, Capitello, Isaac Gonzalez De Vega, CC BY-NC 2.0 Deed , via Wikimedia Commons
Villa Adriana, particolare del Canopo, Aldo Ardetti, Attribuzione, via Wikimedia Commons
Dettaglio di Villa Gregoriana, , CC0 1.0 Deed, via Wikimedia Commons
Villa d’Este, Pubblico Dominio, via Wikimedia Commons

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